robinbressani
Il suono.
Aggiornamento: 30 ago 2021
È lecito supporre che prima dell’origine del mondo vigessero staticità e silenzio assoluto. Nessun moto, nessuna vibrazione in grado di muovere l’aria. Nessun fenomeno, dunque, in grado di creare e trasmettere il suono.
La creazione del mondo, però, in qualsiasi modo credi sia avvenuta, deve essere stata per forza accompagnata da un moto, e di conseguenza da un suono. E così come ogni vibrazione scaturisce un suono, anche il nostro cuore scandisce un ritmo ben preciso. Sia la musica che l’uomo sono dunque connessi ad un suono, tanto è vero che alcuni studi scientifici hanno dimostrato che la musica può essere uno strumento terapeutico e riabilitativo per persone che presentano problemi cardiovascolari. Inoltre, i famosi bpm (battiti per minuto) che si utilizzano per misurare la velocità di un brano musicale vengono utilizzati anche per indicare la velocità del nostro battito cardiaco. Se prendiamo in considerazione i popoli primitivi, i quali erano così strettamente legati alla musica da metterla addirittura in relazione con la vita e la morte, e considerando alcuni studi che cercano di definire il concetto di musica, possiamo affermare che la musica ha da sempre serbato un significato trascendentale, anche se purtroppo oggigiorno non tutti le attribuiscono tale importanza.

Igor Stravinskij, importante compositore del Novecento, riteneva che la musica avesse la
funzione principale di:
“stabilire un ordine fra l’uomo e il tempo”.
Nonostante il gusto per la musica vari da epoca ad epoca e da cultura a cultura, il suono della musica viene da sempre processato dal nostro cervello, che percepisce le informazioni e ci regala delle emozioni intime entrando nei nostri ricordi, provocando pelle d’oca, stupore, pianto, ilarità, e altre forti emozioni. Nessun’altra arte è in grado di fornirci emozioni tanto profonde, nessun’altra arte è mai riuscita ad avvicinarsi ad una simile potenza nel trasmettere le emozioni.
(Igor' Fëdorovič Stravinskij, compositore russo)
Ma scaviamo ora più in profondità alla ricerca delle basi del suono.
Il suono viene prodotto da un solo tipo di moto: il moto (o vibrazione) originato da un corpo vibrante (ad esempio una corda, o la pelle di un tamburo) che provoca onde di compressione-rarefazione che arrivano al nostro orecchio attraverso l’aria. La velocità con cui il suono percorre lo spazio dal corpo vibrante al nostro orecchio è all’incirca di 335 metri al secondo. Questa velocità cambia chiaramente a dipendenza delle condizioni atmosferiche. Esistono anche altri conduttori del suono, come l’acqua e il legno, ma ci concentreremo unicamente sull’aria, e di conseguenza sul suono musicale e del suo uso artistico.
Se una qualsiasi vibrazione è regolare, il suono che ne risulta è musicale e ha un’altezza ben determinata; se la vibrazione è irregolare si tratta invece semplicemente di rumore. Per esempio, se prendiamo un ago e lo saldiamo su un’estremità del diapason, e lo facciamo oscillare verticalmente sopra un vetro annerito spostandolo in avanti, l’ago traccerà un susseguirsi di onde regolari, e il suono risulterà dunque musicale.
Ogni suono presenta tre proprietà fondamentali che lo caratterizzano: Altezza, Intensità e Timbro. Grazie a questi tre elementi il nostro cervello elabora molto velocemente moltissime informazioni, ed è immediatamente in grado di comprendere se si tratta di un suono più alto o di un suono più basso, se sentiamo parlare un uomo, con una voce più bassa, o un bambino, con un timbro di voce più alto. Sono infatti molto rari i casi in cui sentiamo cantare una donna e non riusciamo a comprendere, senza vederla, se si tratta di un uomo o di una donna, e viceversa, quando sentiamo cantare un uomo.
Le tre proprietà fondamentali che caratterizzano il suono.

Altezza
La percezione dell’altezza ci permette di distinguere suoni musicali alti e bassi: un suono è più alto o più basso in base alla frequenza (numero di vibrazioni/oscillazioni al secondo) del corpo vibrante. Questo è facilmente dimostrabile pensando ad una qualsiasi elica motorizzata: se viene fatta girare lentamente il suono risulterà più grave rispetto ad un’elica a piena velocità che provoca un maggior numero di vibrazioni. Il limite minimo percepibile dal nostro orecchio varia dalle 16 alle 20 vibrazioni al secondo, mentre il limite massimo dalle 20'000 alle 25'000.
Alla base di tutto questo si cela un calcolo matematico regolare. Prendiamo ad esempio il Do centrale, per essere chiari quello che si trova al centro di un pianoforte. Esso ha una frequenza di 261,262 hz, e se raddoppiamo il numero arrivando a 522,524hz troviamo esattamente sempre la stessa nota, il Do, ma quella di un’ottava più alta (ovvero l’intervallo di otto note per chi si fosse perso), quindi non più quello centrale. Allo stesso modo se partendo sempre dal Do centrale dividiamo il numero di frequenze arriviamo a 130,631hz, e troviamo sempre la stessa nota, il Do, ma di un’ottava questa volta più bassa. Quando l’essere umano ha dato per la prima volta un nome alle note che riusciva a distinguere a orecchio ha creato delle regole ben definite, e tutto ciò presenta alla base una logica matematica molto precisa.
Intensità
Come abbiamo visto, l’altezza delle note dipende dalla sua frequenza della sua vibrazione, mentre l’intensità, dipende dall’ampiezza della vibrazione. Una più o meno ampia vibrazione produce suoni più forti o più deboli; ad esempio il suono di un triangolo è abbastanza lieve e produce delle onde piccole, mentre un gong produce delle onde molto più ampie, e di conseguenza il suono è più potente.
Timbro
Il timbro (in inglese quality) definisce la differenza di colore musicale prodotta da strumenti diversi o voci diverse. In questo modo siamo in grado di distinguere strumenti musicali differenti che riproducono la stessa melodia. Esiste un test uditivo che si può fare registrando diversi strumenti e tagliando con un software l’attacco e la fine del suono, ottenendo così il suono di diversi strumenti che riproducono in maniera piatta la stessa nota. Se l’orecchio è allenato sarà probabilmente in grado di comprendere di quale strumento si tratta, anche se con un po’ di fatica e ascoltando il suono isolato.
Se premiamo un tasto di un pianoforte, ad esempio un DO, tutte le corde in DO presenti nell'ambiente incominceranno a vibrare per simpatia. Cioè
vibreranno non solo gli strumenti con la stessa nota, ma anche quelli con multipli e sottomultipli della sua frequenza. Ma come è possibile tutto ciò? Tutto questo è possibile grazie ad un affascinante fenomeno musicale: gli armonici. La frequenza caratteristica di una nota è soltanto quella della nota fondamentale, ovvero quella che prendiamo in considerazione, ma esistono una serie di altre note, più alte o più basse, che sono simultaneamente presenti insieme alla nota di base, che la accompagnano e ne determinano il timbro del suono. Queste note sono chiamate armonici (o suoni parziali, o ancora ipertoni).

La ragione per cui gli armonici non sono distintamente udibili è dovuta al fatto che la loro intensità è minore rispetto a quella della nota fondamentale. Ma essi sono estremamente importanti perché determinano il timbro del suono e allo stesso tempo forniscono chiarezza al tono.
Diventa abbastanza facile comprendere il motivo per cui è importante accordarsi sulle stesse frequenze prima di suonare con qualcuno. Immaginate ora di sentir suonare un’orchestra, e insieme ad essa l’amalgamarsi invisibile di onde e informazioni che passando per l’aria ci arrivano all’orecchio. Per rendere possibile ciò senza che le frequenze di alcuni strumenti sovrastino quelle di altri, è stata scelta un’altezza convenzionale di 440 vibrazioni al secondo, ovvero la nota La, che per semplicità matematica è stata arrotondata a 440, nonostante si presume che l’altezza corretta sia 441. Giuseppe Verdi nel 1850 fece approvare un decreto da
una commissione musicale del Governo di allora, settando lo standard italiano su quello francese che allora era di 435 hz. Il decreto è tuttora esposto al Conservatorio di Milano. Il primo tentativo di settare l'accordatura allo standard di 440 hz in tutto il mondo invece, fu promosso in una conferenza internazionale tenutasi a Londra nel 1939. Il gerarca nazista Joseph Goebbels
aveva già fatto approvare tale accordatura come standard in Germania, anche se era
già diffusa ai tempi delle bande militari del periodo wagneriano, e tale misura non ha

alcuna giustificazione scientifica o basata sulla voce umana. Secondo alcuni studiosi la scelta dei 440 hz era frutto di ricerche commissionate dalla fondazione Rotschild/Rockfeller: fu notato che 432 hz generalmente rilassava gli animi, mentre 440 hz erano in grado di scatenare reazioni più violente tra le truppe di soldati. La conferenza di Londra a cui non furono invitati compositori francesi sostenitori dell'accordatura a 432 hz, non andò a buon fine a causa dello scoppio della guerra mondiale. Un secondo congresso fu convocato a Londra nel 1953: non furono nuovamente invitati coloro i quali si opponevano ai 440 hz, e lo standard fu finalmente approvato.
(Ritratto di Giuseppe Verdi, dipinto da Giovanni Boldini nel 1886)
In conclusione esistono diverse scuole di pensiero riguardo a quale sia la frequenza migliore e se esistono effettivamente delle differenze riguardo a come queste frequenze interagiscono con noi. È chiaramente possibile cambiare la frequenza del La e testare quindi nuove frequenze ma se suoni con qualcuno è meglio mettersi d'accordo su quale frequenza usare e non tutti gli strumenti sono facilmente accordabili (ad es. un pianoforte).
Grazie di aver letto fin qui, alla prossima!